Segnalazioni
Segnalazioni inerenti a materiali, tematiche e questioni, recenti e di particolare rilevanza, trattate dallo Studio e di specifico interesse per gli operatori.
Sistemi di remunerazione e banche*
MARIO CERA
1.
Casi troppo frequenti di eccessi e abusi legati alla remunerazione degli
esponenti bancari hanno creato scandalo nella pubblica opinione e determinato
l’attenzione delle Autorità, nazionali e sovranazionali. Il tema dei rimedi
normativi più idonei a evitare il ripetersi di situazioni di compensi spropositati
senza alcun collegamento al reale andamento della società si presenta, però,
alquanto scivoloso, involgendo interessi e istanze di varia natura e di difficile
composizione. Va considerato, anzitutto, il significato “pubblicistico” della
relativa regolamentazione stante la stretta correlazione fra meccanismi di
remunerazione, interesse sociale e tutela degli interessi pubblici emergenti
nell’attività delle banche. Il tema incrocia altri interessi, tra cui la salvaguardia
degli ambiti di autonomia privata quanto a processi deliberativi all’interno
dell’ente e al contenuto degli accordi con gli esponenti e il personale. Gli effetti
delle regole sulla remunerazione, non solo nel settore bancario, si manifestano,
più in generale, sul piano della concorrenza fra gli operatori e nel mercato delle
risorse. Infatti, esse incidono sulla capacità di attrarre e mantenere nell’impresa
soggetti con una professionalità adeguata alle sue esigenze, con conseguenze sul
confronto con i competitors in un contesto internazionale. E’ evidente che troppi
limiti possono avere l’effetto di allontanare i soggetti migliori. Lasciando il piano
giuridico ed economico, il problema di un’equa remunerazione per gli esponenti
delle banche si presenta anche su quello dell’etica, in una stagione di crisi e di
scandali che hanno palesato comportamenti nel mondo della finanza tutt’altro che
ineccepibili.
2.
In questo contesto, giuridico e non solo, si vengono a inserire le recenti
disposizioni di vigilanza emanate nel novembre 2014 da Banca d’Italia, che
risultano caratterizzate da un approccio analitico e prescrittivo riguardo alle
politiche e prassi di remunerazione delle banche italiane in linea, peraltro, con la
disciplina già adottata in sede europea. Gli effetti sulle situazioni delle banche
sono, inevitabilmente, critici, ampliando la “divergenza” tra interessi del vigilante
ed interessi degli stakeholders: si tratta di nodo sempre più aggrovigliato tra
esigenze di patrimonializzazione e limiti agli incentivi.
* Intervento al Seminario Ambrosetti – Milano, 26 maggio 2015.
3.
Va rilevato che nelle disposizioni di vigilanza di Banca d’Italia oggetto di
disciplina sono i processi, deliberativi e di verifica, con la determinazione del
grado di “coinvolgimento” di organi e funzioni (Sez. II), ma anche la stessa
struttura dei sistemi di remunerazione (Sez. III), con la previsione, a questo
proposito: i) di vincoli all’autonomia della banca circa il rapporto tra componente
fissa e variabile (1:1 vs. 1:2); ii) la determinazione del bonus pool in base a criteri
obiettivi e il differimento del pagamento di una sua parte a non meno di 3-5 anni;
iii) il collegamento della remunerazione variabile con la performance e la
disciplina dei retention bonus; iv) le regole in tema di golden parachutes, che
indubbiamente costituiscono uno degli aspetti più delicati e controversi nella
remunerazione degli esecutivi. Le difficoltà incontrate dall’Autorità nell’operare
un’equilibrata sintesi tra moral hazard e incentivazione sono attestate da vari
profili dubbi che emergono in relazione a taluni di questi vincoli, difficilmente
applicabili e non di mercato. Di converso, alcune forme di compenso
“mascherato” andrebbero proprio evitate (i vari golden parachutes o gli entry
bonus).
4.
A fronte di questi limiti nell’attuale assetto normativo, come detto
prescrittivo, e comunque per un più efficiente contemperamento fra interessi e
istanze, si ritiene che presidio effettivo per prevenire gli abusi quanto alle
remunerazione degli esponenti bancari possa essere soprattutto costituito da buoni
assetti di governo societario e dalla motivazione e dalla trasparenza in merito alle
decisioni assunte, con, però, alcuni paletti rigidi. In altri termini, occorre ricercare
la giusta combinazione tra regole imperative e autonomia d’impresa, in modo da
evitare, da un lato, l’imposizione di soluzioni troppo rigide e inattuabili e, da altro
lato, decisioni completamente arbitrarie ed opache nella determinazione delle
remunerazione degli esponenti bancari.
Alcune riflessioni specifiche andrebbero svolte sui comitati remunerazioni, sul
loro funzionamento e sui compiti loro attribuiti dalle Disposizioni di Banca
d’Italia, che appaiono forse eccessivi e non del tutto nitidi quanto ad aree e
funzioni, tra profili gestori e altri di controllo.