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Segnalazioni

Segnalazioni inerenti a materiali, tematiche e questioni, recenti e di particolare rilevanza, trattate dallo Studio e di specifico interesse per gli operatori.

Le dichiarazioni non finanziarie nelle società quotate

Marzo 2018

Ormai è prossima la campagna assembleare primaverile delle società quotate e sono in corso di presentazione i bilanci di esercizio, con le varie relazioni informative di accompagnamento.
Quest’anno fa il suo esordio anche la “dichiarazione non finanziaria” prevista dal d.lgs. n. 254/2016 e oggetto di un recentissimo regolamento attuativo della Consob (del 19 gennaio 2018). La novità sta passando un po’ in sordina, ma essa è assai rilevante. La dichiarazione dovrà occuparsi dei fattori di sostenibilità socio-ambientale e, soprattutto, dei rischi relativi connessi all’attività dell’impresa.
I problemi applicativi e anche le incognite (su obblighi ed effetti) non sono pochi e certamente sarà interessante verificare come le società interpreteranno tale nuovo onere informativo, assistito peraltro da sanzioni e soggetto alla solita vigilanza della Consob. Fra i possibili problemi, alcuni sono alquanto delicati. In primo luogo, la individuazione dei rischi concreti di cui tener conto e il grado di dettaglio della indicazione. In secondo luogo, la non facile demarcazione fra comunicazione dovuta al mercato ed esigenza di riservatezza dell’impresa, che su tali temi potrebbe davvero essere necessaria. Infine, il grado di profondità dei controlli su tali informazioni, sia dei revisori sia della Consob. Si potrebbe anche continuare.
Certo, l’informazione societaria si arricchisce di nuovi contenuti; ma ancor più rilevanti appaiono le implicazioni che l’attenzione ai temi sociali o di contesto, e ai rischi conseguenti sull’attività d’impresa, produrrà negli investitori, e altresì nella gestione dell’impresa. Si veda, in un Paese a noi vicino, e simile, come la Francia, il dibattito sui risvolti sociali delle attività imprenditoriali che sta suscitando il recente rapporto di Nicole Notat e Jean Dominique Senard, a seguito dell’impulso dato a tali temi dal governo transalpino. Ma anche a livello europeo il tema è decollato con la notizia di un piano d’azione della Commissione Europea avente l’obiettivo di imporre una integrazione dei criteri di rischio ESG (environmental, social, governance), coinvolgendo anche l’autorità competente sui mercati – l’ESMA – e sollecitando le stesse agenzie di rating ad un’attenzione in proposito.
In breve, si vuole provare a misurare la sostenibilità nel tempo dell’impresa di fronte ai rischi ambientali, sociali e di governo. Di conseguenza, l’informazione delle società quotate si evolve da meramente (o quasi) contabile-gestionale a prospettica e più specificamente volta ai fattori sociali che possono incidere sulla continuità nel tempo dell’impresa. Il passo non è affatto da trascurare, anche perché potrà incidere sulla stessa nozione giuridica di impresa e di società.

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